domenica 28 giugno 2009

I russi e i tedeschi

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"Dopo aver saputo della mia perdita al gioco, il francese in tono acre e, direi, persino astioso, mi fece osservare che si doveva essere più assennati. Non so per quale motivo abbia soggiunto che, sebbene i russi giochino molto, tuttavia, secondo il suo modo di vedere, essi non sanno neppure giocare.

- Al contrario, secondo la mia opinione la roulette è stata creata soltanto per i russi, - risposi io e, allorquando il francese rise con sprezzo alla mia dichiarazione, gli feci notare che, senza dubbio, la verità era dalla mia parte, perchè, parlando dei russi come giocatori, io li criticavo più di quanto li lodassi e che, perciò, mi si poteva credere.

- Su che cosa basate la vostra opinione? - domandò il francese.

- Su questo, che nel catechismo delle virtù e dei meriti del civilissimo uomo occidentale è entrata storicamente e quasi sotto l'aspetto di importante caposaldo, la capacità di acquistare capitali. Il russo, invece, non solo non è capace di procurarsi capitali, ma, anzi, li disperde senza riflettere e in modo scandaloso. Nondimeno i denari sono necessari anche ai russi, - aggiunsi - e, di conseguenza, siamo molto compiaciuti e molto desiderosi di tali mezzi come per esempio, della roulette, che rendono possibilie arricchirci di colpo, in due ore, senza alcuna fatica, e ne siamo sedotti. E, poichè giochiamo senza riflettere e senza faticare, così perdiamo!

- Questo è giusto in parte, - replicò, soddisfatto, il francese.

- No, non è giusto e dovreste vergognarvi di parlare in tal modo della vostra patria, - mi osservò il generale in modo severo e autorevole.

- Scusate, vi prego, - gli risposi, - veramente non si sa ancora che cosa sia più ripugnante: l'agire scandaloso dei russi o l'onesto accumulare dei tedeschi?

- Che idea scandalosa! - proruppe il generale.

- Che idea russa! - ripetè il francese.

Io risi, mentre provavo un grandissimo desiderio di provocarli.

- Per conto mio preferirei vivere tutta la vita sotto una tenda kirghisa, - esclamai con calore, - piuttosto che prostrarmi all'idolo tedesco.

- Ma a quale titolo? - ribattè il generale, che incominciava ad irritarsi sul serio.

- Al sistema tedesco di accumulare ricchezze. Non sono qui da molto tempo, ma quello che ho già avuto modo di osservare e di riscontrare fa ribollire il mio sangue tartaro. Com'è vero Iddio non vorrei virtù di questo genere! Ieri qui ho già fatto in tempo a fare un giro di quasi dieci miglia nei dintorni. E' esattamente come nei libriccini morali tedeschi con illustrazioni: qui, dappertutto, ogni casa ha il suo "padre", terribilmente virtuoso ed eccezionalmente onesto, onesto a tal punto che è veramente terribile avvicinarglisi. Io non posso sopportare questa gente onesta che fa paura avvicinare. Ogunno di questi "padri" ha la propria famiglia, ove tutti, ogni sera, leggono a voce alta libri istruttivi. Sopra la casetta sussurrano gli olmi e i castagni, c'è il tramonto del sole, c'è la cicogna sul tetto e tutto è poetico e commovente in modo eccezionale... Non vi irritate, generale, lasciate che vi parli, non senza commuovermi un po'... Ricordo come mio padre buon'anima, sotto i tigli del nostro giardino, alla sera leggeva ad alta voce a me e a mia madre libri di quel genere; posso perciò giudicare con cognizione di causa. Ebbene, ogni famiglia, qui, è completamente sottomessa e obbediente al "padre", ognuno lavora come una bestia e ognuno ammucchia denaro come un giudeo. Se, per esempio, il "padre" ha già cumulato un bel po' di fiorini e fa assegnamento sul figlio maggiore per affidargli il mestiere e la poca terra di famiglia, per questo non si dà dote alla figlia ed essa rimane zitella. Per questo cedono il figlio minore in semiservitù o lo mandano a fare il soldato e aggiungono questi denari al capitale di famiglia. E veramente, qui, succede così; me ne sono informato. Tutto ciò non è fatto per altro che per un sentimento di onestà, di onestà esagerata fino al punto che il figlio minore, ceduto, crede di esser stato ceduto solo per onestà. Ecco il vero ideale: quando la stessa vittima è lieta di essere portata all'altare del sacrificio. E poi? Poi neanche il figlio maggiore è in una condizione più felice, perchè ha nel cuore una certa Amalchen, alla quale si sente legato, ma che non gli è possibile sposare, perchè i fiorini sono ancora troppo pochi. E anch'essi, buoni e onesti, aspettano e anch'essi si avviano, sorridendo, al sacrificio, mentre, nel frattempo, vanno sfiorendo le guance di Amalchen e avvizzisce la sua freschezza. Finalmente, dopo questi vent'anni, il patrimonio si è moltiplicato e i fiorini sono stati ammassati, in modo pulito e onesto; il "padre" dà la sua benedizione al figlio quarantenne e alla trentacinquenne Amalchen, che ha ormai il petto cadente e il naso rosso... E allora "il padre" piange, predica un po' di morale e se ne va all'altro mondo. Il figlio maggiore si trasforma a sua volta in un virtuoso "padre", e ricomincia la stessa storia. Dopo cinquanta o settant'anni il nipote del primo "padre" ammucchia un capitale veramente considerevole e lo lascia al figlio; questi, a sua volta, al proprio, e così via, e dopo cinque o sei generazioni vien fuori, nientemeno, il barone Rothschild o Floppe & Co. o il diavolo sa chi. Ebbene, signori, non è forse questo uno spettacolo meraviglioso? E' un lavoro continuo, di generazione in generazione, della durata di cento o duecento anni: pazienza, intelligenze, onestà, fermezza di carattere, dirittura morale, calcolo, e la cicogna sul tetto! Che volete ancora? Nulla è più sublime di questo, e proprio da questo punto di vista essi prendono a giudicare tutto il mondo e a condannare a morte i colpevoli, quelli, cioè, che appena appena sono simili a loro. Ebbene, ecco, signori, di che si tratta: io preferisco condurre una vita licenziosa alla russa, o arricchirmi alla roulette, ma non voglio essere tra cinque generazioni un Floppe & Co., perchè i denari servono a me, e non ritengo di essere, io, un qualcosa di necessario o di accessorio da aggiungere al capitale. So di aver detto molti spropositi, ma è così: queste sono le mie idee.

- Non so se ci sia qualcosa di vero in quello che asserite, - osservò, sovrappensiero, il generale, - ma so per certo che vi mettete a fare lo spiritoso in modo insopportabile, se niente niente vi si permette di uscire dai limiti..."

da "Il giocatore" di Fedor Dostoevskij

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