lunedì 21 settembre 2009

L' eccezionale uomo medio

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Vi sono persone di cui è difficile dire qualcosa che possa raffigurarle con un'unica pennellata, nel loro insieme, nel loro aspetto più tipico e caratteristico; vengono perciò definite abitualmente gente "comune", "maggioranza" e, in effetti, costituiscono la stragrande maggioranza di ogni società.

Un considerevole numero di scrittori, nei romanzi e nelle novelle, cerca di scegliere e di rappresentare in senso artistico tipi che fanno parte della società, ma che si incontrano molto raramente nella realtà e che, ciò nonostante, sono quasi più reali della realtà stessa. Podkolesin [Il protagonista de Il matrimonio di N.V. Gogol' - 1842], nel suo aspetto tipico, anche se è un personaggio caricaturale, forse non è per nulla inverosimile.

Quante persone intelligenti, dopo che hanno conosciuto Podkolesin nell'opera di Gogol', hanno subito cominciato a trovare che decine e centinaia di loro buoni conoscenti e amici sono sorprendentemente simili a lui? Prima di leggere Gogol' infatti, questi signori erano consapevoli che alcuni loro amici erano paragonabili a Podkolesin, ma non sapevano che si potessero definire e raffigurare in un modo simile. Nella realtà, i fidanzati fuggono raramente dalle finestre alla vigilia del loro matrimonio, per la ragione che, tralasciando tutte le conseguenze del caso, non gli conviene: ciò nonostante quanti fidanzati, e mi riferisco anche a persone degne di rispetto e intelligenti, prima della cerimonia, nel profondo della propria coscienza sono disposti, loro per primi, a riconoscersi in Podkolesin?

Non tutti i mariti gridano in ogni momento: "Tu, l'as voulu, George Dandin!". Ma, Dio mio, quanti milioni e milioni di volte i mariti di tutto il mondo hanno ripetuto quest'esclamazione, che saliva dal profondo, dopo la loro luna di miele e, chi può saperlo, forse anche subito, già all'indomani del matrimonio?

E così, senza entrare nel merito di spiegazioni più approfondite, diremo soltanto che, nella realtà, la tipicità delle persone risulta annacquata e tutti questi Georges Dandin e Podkolesin in effetti esistono, vanno e vengono, corrono davanti ai nostri occhi ogni giorno, ma è come se le loro caratteristiche fossero diluite. Precisato infine, per amore di verità, che seppure raramente, nella realtà è possibile trovare anche un Georges Dandin nella sua completezza, così come lo ha creato Molière, poniamo fine alla nostra dissertazione che comincia a divenire simile ad una critica da rivista giornalistica.

Ciò nonostante ci resta da risolvere una questione: che cosa deve fare un romanziere alle prese con la gente ordinaria, assolutamente "comune", e come deve presentarla al lettore per renderla un poco più interessante? Nel racconto non si possono evitare del tutto le persone ordinarie perchè sono, in ogni momento e nella maggioranza dei casi, l'elemento indispensabile che collega gli avvenimenti quotidiani; ignorandole, dunque, contravverremmo alla legge della verosimiglianza. Riempire i romanzi solo di tipi o anche, molto più semplicemente, di persone strane e inesistenti, sarebbe inverosimile e persino poco interessante.

A nostro avviso lo scrittore deve cogliere le sfumature accattivanti e interessanti anche nelle persone ordinarie.

Infatti l'essenza stessa di alcune persone ordinarie consiste nel loro essere sempre e immutabilmente ordinarie, oppure - ancora meglio - nonostante tutti gli enormi sforzi che esse fanno per uscire a qualunque costo dalla normalità e dalla monotonia quotidiana, nel rimanere tali e quali in eterna compagnia del solito tran tran, acquisendo persino proprietà specifiche, come per l'appunto quella proprietà dell'uomo ordinario che per niente al mondo accetta di rimanere ciò che è, e vuole diventare originale e indipendente a tutti i costi pur senza avere la minima possibilità di guadagnarsi questo nuovo stato.

(...) Infatti non c'è nulla di più irritante che essere, per esempio, ricchi, di buona famiglia, dotati di bella presenza, di un'istruzione abbastanza buona, non stupidi, persino di buon carattere e nello stesso tempo non avere nessun talento, nessuna particolarità, neanche qualche stranezza, nessuna idea personale, ed essere decisamente "come tutti gli altri". Si ha la ricchezza, ma non si è dei Rothschild; la famiglia è perbene ma non si è mai distinta in niente; la presenza è gradevole, ma molto poco espressiva; il grado di istruzione è piuttosto buono, ma non si sa come metterlo a frutto; l'intelligenza c'è, ma è priva di idee proprie; il cuore c'è, ma non conosce magnanimità, e così via, per tutti gli aspetti della vita.

Questa gente è la stragrande maggioranza nel mondo e ce n'è persino più di quanto non sembri; la suddetta schiera si divide, come d'altronde tutto il genere umano, in due categorie primarie; della prima fanno parte gli uomini limitati; della seconda quelli "troppo intelligenti".

I primi sono i più felici; per un uomo "ordinario", per esempio, non c'è niente di più facile che credersi un uomo fuori dal comune e originale e deliziarsi di ciò senza esitazione alcuna.

Questo vale per alcune nostre signorine che, tagliati i capelli corti, indossati occhiali azzurri, definitesi nichiliste, si sono subito persuase di aver cominciato ad acquisire all'istante "convinzioni" proprie e personali.

Il discorso vale anche per qualche persona che avendo riscontrato nel proprio cuore l'esistenza di una semplice briciola di sentimento universale (comune peraltro a tutti gli uomini) e buono, si è immediatamente persuasa di provare particolari sentimenti come nessun altro al mondo, nonchè di essere all'avanguardia del progresso generale. Lo stesso esempio è calzante per qualcun altro che, presa alla lettera un'idea qualunque oppure letta una paginetta qualsiasi dall'inizio alla fine, si convince all' istante che si tratti di pensieri "propri e personali", nati autonomamente nel suo cervello. Una simile ingenua sfrontatezza, se così ci si può esprimere, in alcuni casi raggiunge livelli incredibili; tutto ciò ha dell'inverosimile, ma si incontra a ogni istante.
[...]
Uno dei personaggi del nostro racconto, Gavrila Ardalionovic Ivolgin, fa parte invece della seconda categoria, quella degli uomini "ordinari", "troppo intelligenti", che desiderano essere originali dalla testa ai piedi a tutti i costi. Gli appartenenti a questa categoria, come abbiamo notato poco fa, sono molto più infelici di quelli della prima.
Infatti l'uomo "ordinario" intelligente, anche se si è immaginato di sfuggita (o forse anche per tutta la sua vita) di essere geniale e originale, ciò nonostante conserva, nel suo cuore, il tarlo del dubbio che lo porta alla disperazione più profonda; egli si rassegna soltanto quando è ormai avvelenato dalla vanità che gli si è insinuata nel profondo.
Tuttavia noi abbiamo preso ad esempio un caso limite: per la stragrande maggioranza di persone che fanno parte di questa categoria intelligente, le cose non si svolgono poi in maniera così tragica; il fegato si guasta solo verso gli ultimi anni di vita, ed è tutto.
Ciò nonostante, prima di rassegnarsi e di acquietarsi, questa gente, talvolta per molto tempo, commette degli spropositi, a partire dalla giovinezza all'età della rassegnazione, e tutto questo per il desiderio di essere originali. Si incontrano dei casi anche assai strani: per il desiderio di originalità qualche uomo onesto è disposto a commettere persino un'azione vile;
capita anche che qualcuno di questi infelici non solo sia onesto, ma sia anche buono, rappresenti il punto di riferimento della sua famiglia, mantenga e nutra a proprie spese persino degli estranei, non soltanto i famigliari - e cosa gli succede? Per tutta la vita non può mettersi l'anima in pace. Per lui il pensiero di aver adempiuto ai propri doveri umani non è nè tranquillizzante, nè confortante; anzi, lo irrita, e così dice: "Ecco per cosa ho speso tutta la mia vita, ecco cosa mi ha legato mani e piedi, ecco cosa mi ha impedito di scoprire la polvere da sparo! Se non ci fossero stati questi impedimenti, forse avrei scoperto o la polvere da sparo o l'America, certo, non so ancora che cosa, ma avrei scoperto una delle due senz'altro!". L'elemento più caratteristico di questi signori consiste nel fatto che, per tutta la loro esistenza, non potranno mai sapere con esattezza che cosa avrebbero dovuto e che cosa siano stati sul punto di scoprire nel corso della loro vita: se la polvere da sparo oppure l'America. Ma la sofferenze e le angosce di costoro per quello che dovrebbero ancora scoprire, in verità, sarebbero stato sufficienti per i destini di Colombo e di Galileo.

da "L' idiota" di F.M. Dostoevskij

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