
"(...) c'è qualcosa di eticamente ammirevole in Homer Simpson. Ma questa tesi pone un problema: come può essere vera se Homer non è un virtuoso? Se il modello di un carattere eticamente ammirevole è il suo essere virtuoso, e se Homer non riesce neppure a sfiorarlo, questo standard, allora la tesi secondo cui vi sarebbe in lui qualcosa di ammirevole è evidentemente falsa. (...)
In Scene di lotta di classe a Springfield Marge comprende che è stato un errore tentare di spingere la sua famiglia a conformarsi al circolo sociale elitario a cui si è iscritta di recente. Nell'accettare i membri della sua famiglia per quello che sono, enumera le qualità che più le piacciono di ognuno di loro (...). La qualità di Homer che cita è la sua "umanità a tutto tondo", e tale qualità, se la si interpreta in modo sufficientemente ampio, non solo gli si applica davvero ma ci fa andare molto avanti nello spiegare in che modo egli sia eticamente ammirevole.
(...) Questa qualità comprende l'amore per la vita e per il godimento della stessa, nei suoi elementi base, senza dare troppo peso, se non nessun peso, a ciò che pensa la gente. In linea di massima Homer non si preoccupa nè dell'etichetta nè di ciò che la gente pensa di lui. E' concentrato nel godersi pienamente la vita - perlomeno nella sua versione. Questo gusto per la vita da parte sua non è calcolato, e forse lui non ne è neppure consapevole. Ma si manifesta nelle sue azioni, nei suoi atteggiamenti, nella sua mancanza di malvagità, nel suo comportamento da bambino (per non dire infantile).
La qualità che spiega la possibilità di ammirare Homer, chiamiamola "amore della vita" seguendo Ned Flanders che la definisce "intossicante brama di vivere" (nell'episodio Viva Ned Flanders), non è in se stessa una virtù. E non perchè non appaia nella lista aristotelica delle virtù, ma perchè sappiamo bene che tale qualità, se non viene governata, può essere pericolosa sia per gli altri sia per chi la possiede (come io credo sia il caso di Homer)."
da "I Simpson e la filosofia" di William Irwin, Mark T. Conard e Aeon J. Skoble
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