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"Chi vive solo esteticamente ha il segreto terrore della disperazione, poichè sa molto bene che (...) quello che egli ha nella sua vita è la differenza. Quanto più in alto l'individuo sta, tanto più numerose sono le differenze che egli ha distrutto disperando del loro significato; ma egli salva sempre una differenza che non vuole distruggere, perchè in essa consiste la sua vita. E' strano vedere come anche le persone più semplici scoprano con ammirevole sicurezza quella che si potrebbe chiamare la loro differenza estetica, per quanto insignificante sia, e quella stolta lotta che si conduce per stabilire quale differenza sia più importante dell'altra è una delle miserie della vita."da "Aut-aut" di Kierkegaard
Più e più volte mi sono ripromesso di non scrivere su questo blog analisi di fatti d'attualità, conscio che i miei modesti mezzi a poco mi servirebbero nel formulare un' opinione su questioni complicate, troppo spesso involgenti profili che non sono neanche in grado di capire superficialmente.
Dell' attuale preferisco discorrere oralmente, la parola scritta è una cosa quasi sacra quando si ha da dire qualcosa (probabilmente banale) sul mondo (sempre troppo multiforme).
E invece oggi mi sento di buttare giù due righe sulla figura di Beppino Englaro. L'eccezione alla regola.
Beppino Englaro non rivendica alcuna "differenza". Le "differenze" di cui parla Kierkegaard nello stralcio di "Aut-aut" da me riportato in questo post sono quelle doti, quelle qualità strettamente personali (o presunte tali), talenti originali, quasi innati e non comuni a nessuno.
Ognuno di noi cerca di trovarne almeno uno dentro se stesso, di coltivarlo, di farne a volte la bussola della propria vita, di costruirci sopra un'esistenza. Un talento, almeno uno, unico.
Englaro, in confronto, non rivendica alcuna differenza. Si rivolge alla legge, ai tribunali, propone appelli, ricorsi, esercita diritti riconosciutigli dall'ordinamento giuridico, rivendica situazioni giuridiche soggettive essenziali attribuitegli dalla costituzione, cura le questioni attinenti al suo ufficio di tutore della figlia nel modo più responsabile possibile, non decide al posto suo o per il suo bene ma ne vuole ricostruire la sua volontà in modo fedele, fedele alla sua memoria e ai suoi intenti.
Beppino Englaro non è un eroe, gli eroi ricercano la propria differenza e la esibiscono, la ostentano, vestendosi di falsa umiltà.
Beppino Englaro fa solo ciò che lo stato gli consente di fare, non forza la lettera di alcuna disposizione legislativa, riconosce pienamente il valore dello stato di diritto e dallo stato di diritto aspetta risposte.
Forse è questa, paradossalmente, la differenza che ne fa l'eroe che non vuole essere: il grande senso dello stato, un sentimento sconosciuto a troppi di noi, che vissuto nel suo significato più sacro sta mettendo allo scoperto le ansie, i timori, i perversi desideri malcelati di un potere superiorem non recognoscens, di un potere che non riconosce nulla di superiore, nessun principio, nessun etica al di là del pragmatismo viziato da logiche di calcolo del consenso elettorale.
happy valentine!
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