venerdì 13 novembre 2009

La sanzione è uguale per tutti

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La sera, quando già era buio, prima della chiusura delle camerate, io passeggiai lungo la palizzata e una grave tristezza mi scese sull'anima; mai ebbi a provare di poi, in tutta la mia vita di forzato, una tristezza simile. E' penoso sopportare il primo giorno di prigionia, in qualsiasi luogo, in un carcere, in una casamatta o in galera...

Ma ricordo che più di tutto mi occupava un pensiero che in seguito mi perseguitò incessantemente per tutto il tempo della mia vita di recluso, - un pensiero in parte inestricabile, e inestricabile per me anche ora: quello della disparità del castigo per i medesimi delitti.

E' vero che anche i delitti non si possono paragonare l'uno con l'altro, nemmeno approssimativamente. Per esempio: due individui hanno ucciso ciascuno un uomo; si sono pesate tutte le circostanze dei due casi, e in un caso come nell'altro la pena viene a essere quasi la stessa.

E tuttavia guardate che differenza passa tra i due delitti.

Uno, per esempio, ha assassinato un contadino di passaggio, e costui non aveva con sè che una cipolla. "Su via, babbo! Tu mi hai mandato a far bottino: io ho ammazzato un uomo e in tutto e per tutto gli ho trovato una cipolla." "Stupido! Una cipolla! è una copeca! Cento anime: cento cipolle, ed eccoti un rublo!" (leggenda dei reclusi).

E l'altro ha ucciso difendendo da un lussurioso tiranno l'onore della fidanzata , della sorella, della figlia. Uno ha ucciso, perchè vagabondo assediato da tutto un reggimento di segugi, difendendo la sua libertà e la sua vita, e non di rado morendo di fame; e l'altro sgozza piccoli bimbi per il piacere di sgozzare, di sentirne sulle mani il sangue tiepido, di bearsi del loro spavento, dei loro ultimi fremiti di colomba sotto il coltello.

Ebbene? L'uno e l'altro vanno agli stessi lavori forzati. C'è variazione, è vero, nei termini delle pene inflitte. Ma queste variazioni sono relativamente poche; invece, di variazioni nello stesso genere di delitti ce n'è una quantità innumerevole. A ogni carattere corrisponde una variazione.

Ma supponiamo che conciliare, appianare queste differenze sia impossibile, che sia un problema insolubile sui generis, una quadratura del circolo, supponiamo che sia così.

Ma anche se questa disuguaglianza non esistesse, considerate un'altra diversità, la diversità delle conseguenze stesse del delitto...

Ecco un uomo che in galera intisichisce struggendosi come una candela; ed eccone un altro che, prima di finire in galera, nemmeno sapeva che esistesse al mondo una vita così allegra, un così piacevole club di intrepidi compagni. Sì, al reclusorio ne arrivano anche di questi.

Ecco, per esempio, un uomo istruito, dalla coscienza evoluta, che ha consapevolezza e cuore. Soltanto il rovello del suo proprio cuore, prima di qualsiasi castigo, lo ucciderà dai suoi tormenti. Egli stesso si condannerà per il suo delitto più implacabilmente, più spietatamente che non possa condannarlo la più terribile legge.

Ed ecco accanto a lui un altro che, durante tutto il tempo dei lavori forzati, non pensa nemmeno una volta al delitto commesso. Egli crede perfino di aver ragione.

Ci sono anche di quelli che a bella posta commettono dei delitti, solo per finire in galera e con ciò liberarsi di una vita che in libertà era incomparabilmente più da galera. Prima costui viveva in un estremo grado di avvilimento, non mangiava mai a sazietà e lavorava per il suo imprenditore da mane a sera; nel reclusorio invece il lavoro è più leggiero che a casa, il pane abbondante e quale egli ancora non aveva veduto mai; alle feste carne di manzo, e c'è l'elemosina, c'è la possibilità di guadagnare qualche soldo. E la compagnia? Gente scaltra, abile, onnisciente; ed ecco, egli guarda i suoi compagni con rispettoso stupore; non ne ha ancora mai veduti di simili; li considera come la più alta società che possa esserci al mondo. Davvero per questi due il castigo sarebbe ugualmente sensibile? Ma del resto a che occuparsi di questioni insolubili? Rulla il tamburo, è ora di andare in camerata.

da "Memorie di una casa morta" di Fedor Dostoevskij

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