martedì 1 dicembre 2009

Solo, di notte

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Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi.

Gentile lettore, anche questa è una domanda proprio da giovani, ma che il Signore la ispiri più spesso all'anima!...

Parlando di vari signori irascibili ed irosi, non posso non ricordare il mio comportamento durante tutto quel giorno.

Fin dal mattino un' improvvisa angoscia cominciò a tormentarmi. Ad un tratto ebbi l'impressione che tutti volessero abbandonarmi ed allontarsi da me. Certamente ognuno si sentirà in diritto di domandarmi chi fossero tutto costoro, perchè abito ormai da otto anni a Pietroburgo e non sono riuscito a fare quasi nessuna conoscenza. Ma che senso hanno le conoscenze? Anche senza di esse conosco tutta Pietroburgo; ecco perchè ebbi l'impressione di essere abbandonato da tutti quando tutta Pietroburgo spiegò le ali e se ne andò improvvisamente in campagna.

Fu una sensazione terribile rimanere da solo e, in preda ad un profondo sconforto, vagai per tre giorni interi per la città, senza capire minimamente cosa mi capitasse. Anche se andavo sul Nevskij, o ai giardini, anche se mi mettevo a passeggiare sul lungo fiume, non incontravo nessuno di quei visi che ero avvezzo a incontrare sempre nello stesso luogo, alla solita ora, per tutto l'anno.

Loro, di sicuro, non mi conoscono; io invece li conosco tutti. Li conosco intimamente; ho quasi imparato a distinguere le loro fisionomie, contento quando sono allegri e rattristato alla vista dei loro turbamenti.

Ho quasi stretto amicizia con un uomo anziano che incontro ogni giorno, sempre alla stessa ora, alla Fontanka. Ha un volto tanto serio e meditabondo; continua a mormorare qualcosa sotto i baffi agitando la mano sinistra, mentre nella destra tiene un lungo bastone nocchiuto dal pomo d'oro.

Anche lui mi ha notato e mi dimostra un sincero interessamento. Se per caso gli capita di non trovarmi alla solita ora al solito posto della Fontanka, sono certo della sua delusione. Perciò a volte arriviamo quasi a farci un cenno di saluto, sopratutto quando entrambi siamo di buon umore.

Tempo fa, quando non ci eravamo incontrati il terzo giorno, mancò poco che ci salutassimo togliendoci il cappello, ma per fortuna riuscimmo a trattenerci, lasciando cadere le mani e con un senso di reciproca complicità passammo l'uno accanto all'altro.

Conosco anche le case. Quando cammino ho l'impressione che ogni casa mi corra incontro, mi guardi con tutte le sue finestre e mi dica: "Buongiorno, come state? E anch'io, grazie a Dio, sto bene e nel mese di maggio mi aggiungeranno un piano", oppure "Come state? Domani cominceranno a ripararmi", oppure: "Per poco non sono bruciata! Che spavento!" , ecc.

Ho le mie case preferite, ho tra loro delle amiche intime; una addirittura è intenzionata a farsi curare quest'estate da un architetto. Verrò a trovarla appositamente ogni giorno, perchè non me la curino male, Dio la protegga!...

Non dimenticherò mai l'episodio accaduto ad una bellissima casetta, color rosa chiaro. Era di pietra, così graziosa che sembrava guardarmi con tanta affabilità, ma fissava le sue goffe vicine con tanta alterigia da far rallegrare il mio cuore, quando mi capitava di passarle accanto. Ecco che la settimana scorsa, ad un tratto, passo per la strada e, non appena ho dato uno sguardo all'amica, sento un grido lamentoso: "Mi pitturano di giallo!". Malfattori! Barbari! Non hanno risparmiato nulla: nè le colonne, nè i cornicioni , e la mia amica è diventata gialla come un canarino, Per questa ragione mi è venuto quasi un attacco di bile, e finora non ho avuto la forza per rivedere quella poveretta, tutta sfigurata, dipinta con il colore dell'impero celeste.

da "Le notti bianche", di F.M. Dostoevskij

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