martedì 7 aprile 2009

Pacem in terris

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"So che vi sono delle epoche in cui la religione può aggiungere all'influenza che le è propria la potenza artificiale delle leggi e l'appoggio dei poteri materiali che indirizzano la società.

Si sono viste delle religioni, intimamente intrecciate a forme di governo temporali, dominare contemporaneamente le anime per mezzo del terrore e per mezzo della fede; tuttavia, quando una religione contrae un'alleanza simile, posso dire senza timore che ella agisce come potrebbe agire un uomo: sacrificando l'avvenire in vista del presente e acquisendo una potenza che non le è dovuta, essa abbandona il suo potere legittimo.

Quando una religione cerca di fondare il suo impero soltanto sul desiderio d'immortalità, che tormenta in egual misura i cuori di tutti gli uomini, allora essa può tendere all'universalità;

ma quando si abbina a una forma di governo, essa allora deve adottare dei princìpi che non sono applicabili che solo a certi popoli. In tal modo, allenandosi a un potere politico, la religione aumenta il suo potere su qualch'uno e perde la speranza di regnare su tutti.

Finchè una religione si appoggia su dei sentimenti che sono il conforto di tutte le miserie, essa può attirare a sè tutto il genere umano. Mescolata alle amare passioni di questo mondo, la si costringe talvolta ad appoggiare degli alleati che si sono rivolti a lei per interesse piuttosto che per amore; e a considerare avversari degli uomini che spesso l'amano ancora pur opponendosi a coloro ai quali essa si è unita. La religione dunque non è in grado di dividere il potere terreno dei governanti, senza sobbarcarsi una parte di ostilità che da essi deriva."

da "La dèmocratie en Amèrique" di Tocqueville

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