
Tonino lo chiama, De Luca nell' arena - Con me o trionferanno i casalesi
da "La Repubblica" del 7/02/2010 - di Alessandra Longo
ROMA - Un colpo di teatro. Una trovata che, da sola, spiega quanto Antonio Di Pietro tenga in pugno la sua gente. Che cosa si fa dentro l' Italia dei Valori quando il nome di un candidato altrui non passa, magari perché rinviato a giudizio,e dunque destinato automaticamente, per una platea sin qui giustizialista, alla lista nera? Semplice: si prende la persona in questione, nel caso Vincenzo De Luca, scelto dal Pd per il dopo Bassolino, e la si porta nella fossa dei leoni. E i leoni si acchetano, come d' incanto, e addirittura cambiano idea.
Ed è così che, nel primo pomeriggio, appare all' Hotel Marriott di Roma, in pieno congresso Idv, il sindaco di Salerno.
«Visto che ti stiamo processando, vieni qui, vieni a fare delle dichiarazioni spontanee, convincici», gli aveva detto l' ex pm.
Una sorta di avviso di comparizione o, se volete, «un processo breve», come lo definisce Luigi De Magistris, l' unico che non gradisce affatto l' inedita convocazione e si guarda bene dall' essere in sala («Ma quando mai s' è vista una cosa del genere? Non siamo mica a "Porta a Porta"»).
De Luca entra a passo deciso, solo un po' nervoso. Farà dichiarazioni spontanee?, provoca un cronista. «Vaffanculo»,è la risposta, sia pur con il sorriso.
Per iniziare, applauso tiepido, già messo in conto.
Il candidato rinviato a giudizio guadagna il microfono e sa quel che deve dire ad un pubblico così:
«Primo: riconosco la piena autonomia della magistratura; secondo: accetto il controllo di legalità a 360 gradi, non si fugge dai processi, ci si difende; terzo: chi è condannato, va a casa».
Sì, questo «codice etico» piace proprio alla pancia Idv che comincia ad approvare con la testa, a sciogliersi. Piace l' idea dipietrista del «candidato con i paletti», psicologicamente dà l' idea di aver in mano la scelta, il sì o il no. De Luca la mette giù spessa. In sostanza, o con me o con i casalesi: «Voglio guardarvi negli occhi e dirvi che io sono un altro Sud, quello della legalità. Io sto con la povera gente, mentre c' è chi frequenta camorristi ed estorsori».
Bene, il linguaggio giusto. Tonino guarda i suoi e sa che l' ok alla candidatura è cosa fatta. Come resistere alle promesse del sindaco di Salerno? La Campania che diventa «una casa di vetro»; i consulenti inutili cacciati; quei viaggi, a spese della Regione, che tanto piacevano a Bassolino, eliminati; e persino la sanità sottratta ai finti primari che non «sanno distinguere un bisturi da un cavatappi».
Votatemi, votatemi, non vi deluderò. E il rinvio a giudizio per truffa e concussione? De Luca si ripete: «Sono finito in questa storia perché ho difeso 200 operai licenziati...». Basta. Il «processo breve» è finito, l' "imputato" ha convinto, può andare, acclamato dal popolo. Occorre votare? Ma no, è evidente la standing ovation, e ci sono i giornalisti che hanno visto tutto.
«Da soli non se fa' figli...», aveva detto Di Pietro in mattinata, già convinto di dover marciare con il Pd. Contento Pier Luigi Bersani, testimone a mezzogiorno, con Nicola La Torre e Rosa Calipari, dell' imminente "conversione" e contento, con loro, anche Bruno Tabacci (Api), sponsor della prima ora di De Luca.
La faccia scura è un' altra, è quella di Luigi De Magistris. Va giù duro: «Questo è un congresso, non un tribunale. Che cosa abbiamo istruito, il processo breve? De Luca non l' ho sentito, volutamente. Da imputato parla solo lui e senza contradditorio? E poi votano per acclamazione la sua versione? Andiamo, trovo tutto strumentale. Preferisco gli applausi tributati a Vendola. Il nuovo Sud può ripartire da Nichi, da me, e da altri dell' Idv, non dalle favolette che De Luca ha raccontato qui». Pesante, anche nel merito: «Bisogna leggere le carte, come ho fatto io. La vicenda che coinvolge il sindaco di Salerno è molto più complessa di quel che sembra, tocca la gestione dei fondi pubblici, le varianti urbanistiche, i suoli industriali che diventano turistici».
Che sia un motivo sufficiente di rottura con Di Pietro? Per carità. L' ex magistrato sta bene attento a sdrammatizzare: «Questa candidatura la considero un errore politico. Ma il leader è Di Pietro e abbiamo responsabilità diverse. Lui deve rispondere ad altre sollecitazioni».
Ormai è andata. L' Italia dei Valori ha messo i suoi paletti («Non potevamo accettare una candidatura "tu-cur"», dice Tonino il Capo) e tutti qui dentro, volenti o nolenti, devono abbozzare. Concesse, per alzata di mano, le attenuanti generiche, Vincenzo De Luca è da ieri il nome appoggiato ufficialmente dall' aula dipietrista.
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