
"Fino al mese di luglio del 2008 il mondo intero additava la Cina come la grande colpevole per avere portato il prezzo del barile di greggio al suo record storico. Inoltre la convinzione dominante era che il petrolio sarebbe salito più su, molto più su. La Goldman Sachs prevedeva 200 dollari al barile entro Natale, altri si spingevano perfino oltre. Dopo pochi mesi i mercati hanno deciso che il greggio poteva valere appena un terzo rispetto ai massimi dell'state 2008. Ma che fine hanno fatto le pseudocertezze scientifiche di chi teorizzava la penuria imminente e l'iperinflazione energetica causata dai consumi delle nazioni emergenti? La Cina è sparita?
Sembra lontano il tempo in cui la Repubblica Popolare era sul banco degli imputati, accusata da mezzo mondo di essere la causa strutturale di un insostenibile aumento dei prezzi energetici mondiali.
Sembra lontano il tempo in cui la Repubblica Popolare era sul banco degli imputati, accusata da mezzo mondo di essere la causa strutturale di un insostenibile aumento dei prezzi energetici mondiali.
(...)
E' possibile che sia stata solo la crisi finanziaria nata negli Stati Uniti a capovolgere completamente il quadro?
Nelle analisi più approfondite degli eventi del 2007-2008 viene a galla un ruolo occulto del petrolio: l'impazzimento dei prezzi energetici, prima al rialzo e poi al ribasso, non è stato solo un termometro della crisi, un sensore delle reazioni esagerate per l'interferenza della speculazione finanziaria sui futures. C'è un retroscena della Grande Recessione, che va ricostruito in parallelo con i crac bancari. Mentre in America implodevano i colossi di Wall Street, nell'economia reale stava maturando un'altra crisi globale: c'erano i sintomi precisi e concordanti di una classica crisi ciclica di sovrapproduzione (sopratutto made in China), con lo stress inevitabile sui prezzi di produzione. L'eccesso di domanda delle materie prime stava già mettendo in crisi molti settori industriali.
(...) Perciò il crac delle banche è stato amplificato in modo smisurato: perchè ha colpito un'economia reale che era già gravemente indebolita da un morbo nascosto. Questa crisi parallela e sotterranea non va dimenticata, perchè tornerà fra noi prima di quanto ce lo aspettiamo.
(...) Com'è sparita la crisi energetica che ci attanagliava fino all'estate 2008? Sotto il peso di una recessione che per la prima volta da trent'anni ha colpito simultaneamente le tre principali aree di sbocco delle esportazioni cinesi (Usa, Europa e Giappone), la crescita economica della Repubblica popolare ha cominciato a rallentare. I consumi energetici hanno seguito la stessa curva.
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Uno sguardo attento ai numeri suscita qualche sospetto. Com'è possibile che un calo del 3,2% dei consumi petroliferi cinesi faccia precipitare il barile di greggio da 147 a 40 dollari in pochi mesi? Dov'è l'equilibrio tra la domanda e l'offerta, se un calo dei consumi cinesi di pochi punti percentuali provoca un tracollo rovinoso nei prezzi? La spiegazione in questo caso va cercata nel ruolo perverso della speculazione finanziaria. Il mercato dei futures, il casinò dove si puntano scommesse sul futuro, amplifica e ingigantisce i movimenti dell'economia reale. Fino all'estate del 2008 il casinò guardava alla crescita della Cina, la proiettava nei decenni futuri, usava quel trend per alimentare una folle corsa al rialzo. Poi i giocatori d'azzardo hanno cambiato scenario, tutta la loro attenzione è stata monopolizzata esclusivamente dalla recessione. E così una riduzione modesta dei consumi petroliferi asiatici è stata amplificata fino a provocare il tracollo del greggio. Il rallentamento nella corsa della energivora Cina è stato rappresentato quasi come uno "sciopero" dei consumi.
Così come la speculazione al rialzo ha fatto gravi danni, lo stesso avviene per la speculazione al ribasso."
da "Le dieci cose che non saranno più le stesse" di Federico Rampini
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