venerdì 3 luglio 2009

Il risparmio tradito

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"Dunque quali lezioni può trarre per il futuro il risparmiatore, osservando i disastri dell'ultimo biennio? Le uniche certezze sono negative. Tanti luoghi comuni sono stati spazzati via. Un esempio: l'idea che la diversificazione ci protegga dal rischio. Cioè il vecchio consiglio secondo cui la sicurezza si ottiene evitando di mettere tutte le uova in un solo paniere. In tempi normali sembrava vero. Una famiglia i cui risparmi erano oculatamente ripartiti fra casa, azioni, obbligazioni poteva sentirsi abbastanza riparata dalle brutte sorprese: in caso di perdita su uno degli investimenti, gli altri dovevano salvarsi. E invece lo choc del 2008-2009 ha avuto una caratteristica terrificante: tutte le tipologie di investimento sono andate giù in simultanea. Lo ammette Warren Buffett: "Il periodo è stato devastante non solo per la borsa ma per le obbligazioni, sia quelle aziendali sia quelle degli enti pubblici e delle municipalità sia per l'immobiliare sia per le materie prime". E' un fenomeno tipico della deflazione, quello sgonfiamento di valori che colpisce indiscriminatamente ogni patrimonio. Il mercato della casa americano è andato già per primo. Questo ha trascinato il crollo di valore delle banche, travolte dalle insolvenze sui mutui. Il collasso delle banche ha contagiato tutte le Borse. E il pesi dei debiti aziendali ha intaccato pesantemente anche il mercato delle obbligazioni, che rappresentano altrettante "cambiali" emesse dalle imprese. Hanno retto certi buoni del Tesoro - purchè non fossero emessi da Stati sull'orlo della bancarotta - ma in quel caso sono stati i rendimenti che sono precipitati quasi fino allo zero (e per certi Bot americani sotto lo zero!), creando un problema per chi doveva integrare la pensione con le cedole dei titoli pubblici. Perfino chi aveva speculato sulle materie prime, comprando futures o fondi comuni specializzati nell'energia, ha preso una batosta spaventosa quando si è passati dall'inflazione alla deflazione, capovolgimento che è avvenuto in un batter d'occhio nell'estate del 2008.
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Allora bisogna tenere i conti sul conto corrente? Ma milioni di risparmiatori hanno vissuto per mesi nell'incubo che la loro banca potesse fallire. E molti ci sono arrivati vicinissimi: dai clienti inglesi della Northern Rock ai belgi della Fortis, per non parlare dei poveri islandesi. Aprire un libreto postale? Comprare solo titoli del Tesoro di paesi solidissimi? Sono tutte soluzioni di ripiego, la cui validità può essere rimessa in discussione all'improvviso.
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Per capire fino a che punto i professionisti della finanza siano inaffidabili, è utile cominciare dai presunti migliori, il vertice della piramide. Cioè quei gestori patrimoniali che si occupano della clientela più elitaria. Ci si aspetterebbe che almeno i ricchi avessero a disposizione dei consulenti finanziari davvero abili. Macchè. Il crac delle Borse ha colpito in modo democratico anche le fasce sociali più privilegiate, a riprova che i loro consiglieri non erano più sagaci della media.
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Gli esclusivi hedge fund riservati solo a chi poteva investire parecchi milioni, se non addirittura qualche miliardo, normalmente applicavano il seguente tariffario: sui capitali dei clienti il gestore si prendeva il 2% di commissione annua, più il 20% dei profitti realizzati. In cambio di onorari così esosi, alcuni "fondi di fondi" affidavano i soldi della ricca clientela al famigerato Bernie Madoff, quello che li faceva circolare col metodo della catena di Sant'Antonio e infine ha confessato all'Fbi che il suo impero era solo una gigantesca truffa. I superfacoltosi clienti sono stati beffati e derubati come delle vecchiette sprovvedute
(...) I conflitti d'interessi sono onnipresenti: anche i clienti straricchi hanno scoperto troppo tardi che i loro sofisticati consulenti finanziari prendevano la mazzetta da questo o quel fondo in cui investivano i capitali a loro affidati. (...) Non solo quindi quei gestori si facevano pagare due volte - prelevavano una commissione del cliente, ne incassavano un'altra dal fondo di investimento - ma evidentemente nelle loro scelte non privilegiavano l'interesse di chi gli affidava il proprio patrimonio."

da "Le dieci cose che non saranno più le stesse" di Federico Rampini

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